Cortometraggio: La Palestina attraverso gli occhi delle sue figlie

https://www.foerderverein-bethlehem.de/aktuelles-projekte/filmprojekt/

Un film di sei minuti sul primo incontro con cinque donne palestinesi di Betlemme e dintorni. Ci mostrano cosa è importante nella loro vita e cosa sognano per se stesse e per il loro Paese: una contadina del villaggio di Battir, un’insegnante, un’artista della ceramica con dipendenti e due ragazze adolescenti, una appassionata calciatrice, l’altra drammaturga. Una sesta donna invisibile canta di libertà, dignità umana e amore per la vita.

Questo cortometraggio in arabo, con sottotitoli in tedesco o inglese, è stato realizzato dagli studenti dell’Università Dar al-Kalima di Betlemme per la Giornata mondiale di preghiera. È ideale per iniziare il lavoro di preparazione e può essere proiettato anche durante la presentazione del Paese prima della liturgia della Giornata mondiale di preghiera.

Béatrice Battaglia

Palästina – Durch die Augen ihrer Töchter
mit deutschen Untertiteln

Traduzione dei sottotitoli:

Cantato

Siamo liberi, non saremo soggiogati
Liberi verso l’umanità
Nonostante il dolore
Abbiamo sogni
L’oscurità sta svanendo Il giorno sta sorgendo
Siamo liberi (3x)

La Palestina attraverso gli occhi delle sue figlie

Sono Saphia Hammad, del villaggio di Battir.
Come donna palestinese, nonostante le difficoltà della vita quotidiana, sono ancora legata alla mia terra, la coltivo e ho piantato degli ulivi.
A Battir ci sono diverse famiglie numerose che si sostengono a vicenda.
Gli occupanti non riusciranno a privarci della nostra terra.

Sono Faten Nairoukh, una ceramista palestinese.
Con le mie creazioni, metto in risalto l’estetica del paesaggio palestinese.
Proprio perché viene distrutto dal muro e dalla dal muro e dalla costruzione di insediamenti.
Voglio mostrare al mondo la bellezza della Palestina, che rischia di andare perduta.
Come imprenditore, do lavoro a diverse donne.
Lavoriamo in squadra.
Ognuna di noi ha un compito ben preciso da svolgere, in modo che alla fine si ottenga un bel prodotto che rifletta la nostra arte e la nostra cultura.

Mi chiamo Dalia Murrah e ho 30 anni.
Come insegnante, mi assicuro che la nostra storia e la nostra geografia palestinese non vengano distorte.
Non voglio che nessuno interferisca con il processo educativo.
Come donna palestinese con molti vincoli, voglio contribuire a costruire una società libera dalla violenza.

Mi chiamo Maral Qusais e ho 16 anni.
Gioco nella squadra di calcio femminile del Diyar, in Palestina.
Come squadra passiamo molto tempo insieme.
Ci sosteniamo a vicenda e abbiamo obiettivi comuni.
Il calcio non è solo un’attività fisica, è anche un simbolo di resilienza.

Mi chiamo Emilia Masou e ho 15 anni.
Ho scoperto la mia passione per il teatro all’età di 6 anni.
Come giovane ragazza palestinese sogno di poter fare la differenza nella società e di porre fine all’occupazione.
Per me è importante che le ragazze palestinesi vivano una vita spensierata e si liberino dai ruoli femminili imposti e si liberino dai ruoli femminili imposti.

Saphia Hammad:
Nonostante l’oppressione dell’occupazione, vogliamo che i giovani rimangano nel loro Paese e non lo abbandonino.

Faten Nairoukh:
Voglio che le donne e la loro arte siano portate alla ribalta.
Spero che il loro lavoro sia conosciuto nel Paese e all’estero.

Maral Qusais:
Spero di diventare una famosa giocatrice di calcio e rappresentare il mio Paese, la Palestina.
Mi piace molto il calcio!

Emilia Masou:
Spero che noi bambini avremo successo in questa trasformazione.
Che possiamo svilupparci liberamente, senza alcuna restrizione.

Cantato

Amiamo la vita
Diciamo no all’ingiustizia!
La dignità dell’essere umano
rimane il bene più prezioso
Siamo liberi (4x)

La Palestina attraverso gli occhi delle sue figlie con traduzione dei sottotitoli.pdf
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